La prima edificazione dell’antica chiesa di San Giorgio viene attribuita attorno alla fine dell’XI sec.,
periodo di diffusione del culto e della devozione al Santo da parte dei Benedettini i quali usufruivano dell’edificio religioso probabilmente come piccolo Oratorio.
Questo sorgeva sulla suggestiva collinetta, da cui si domina il paese ed il panorama, circondata da fertili terreni; tale era infatti,
il costume monacale dell’epoca: insediarsi in una località invitante al raccoglimento e alla preghiera e nello stesso tempo poter alternare la vita contemplativa
col lavoro dei campi.
Una seconda ricostruzione si ebbe alla fine del Quattrocento, con molta probabilità tra il 1479 e il 1481,
con la realizzazione della chiesa ad un’unica navata con abside quadrangolare orientata ad est e la facciata d’ingresso ad ovest.
L’aggiunta delle cappelle laterali cinquecentesche e dell’ossario settecentesco trasformarono definitivamente il preesistente oratorio nell’attuale chiesa.
Consacrata da S. Carlo Borromeo nel 1570 venne designata come chiesa parrocchiale nel 1575.
La parte più antica di questo originale complesso architettonico è il campanile che si erge sul lato sinistro adiacente all’abside.
Ha la base costruita in pietra molera, mentre nella parte superiore, suddivisa in riquadri coronati da archetti pensili, si aprono piccole monofore
e strette feritoie: caratteri che ne evidenziano la sua origine risalente tra la fine del XI sec. e gli inizi del XII sec.
La facciata esterna comprende un caratteristico portone settecentesco e il grande rosone sovrastante, in cotto fortemente strombato,
che lascia penetrare la luce all’interno. In alto si ripetono gli archetti pensili mentre una scorniciatura del sottotetto in laterizi formata da
mensolette e mattoni a denti di sega si prolunga sui fianchi a doppio ordine. Sul lato sinistro ed esterno della chiesa, ad un livello più basso,
sorge una singolare cappella votiva con portichetto poligonale a due arcate sostenute da una colonna in serizzo.
Costruita tra il 1730 ed il 1756 fungeva da ossario. Al suo interno, infatti, si conservavano disposti in fila sull’altare dei teschi autentici recuperati
durante gli antichi scavi.
La navata della chiesa è suddivisa in quattro campate da tre arconi ogivali che sorreggono la copertura a due spioventi in legno mentre in testa si prolunga
l’abside sulle cui pareti è rappresentato un importante ciclo di affreschi e al centro dell’area presbiteriale troviamo l’altare neoclassico sovrastato da un ciborio.
Ai lati, nella prima metà del 1500, vengono edificate due ampie cappelle rettangolari: quella di sinistra, voluta dalla famiglia dei Careni,
un tempo denominata di S. Ambrogio poi con la successiva suddivisione in due ambienti più piccoli di S.Giorgio e S.Rocco; quella di destra di S.Giovanni Battista,
con abside poligonale con apertura superiore a forma di croce, per opera dei fratelli Giovan Andrea e Giovan Angelo Annoni che la fecero ornare con un bellissimo
Polittico di cui parleremo in seguito.
Infine in appoggio alle murature della suddetta cappella e della navata quattrocentesca si realizzerà nel Settecento la sacrestia.
“Gli affreschi absidali raffigurano sulla parete di fondo il Crocifisso tra la Vergine e S.Giovanni, alla presenza di S.Giorgio a sinistra e di S.Ambrogio a destra.
Un colonnato a quattro colonne inquadra al centro, con un’ampia arcata serliana, la scena principale e isola ai lati i due Santi protettori, l’uno della chiesa e
l’altro della Diocesi.
Sulla volta al centro è raffigurato Dio Padre con angeli musicanti, circondato da una mandorla di cherubini, il cui colore è quasi completamente perduto.
I quattro Evangelisti, davanti ai loro leggii e identificati dai Simboli, non sono separati tra di loro dalle costolature delle vele, secondo la tradizione,
ma poggiano su pennacchi a grottesche monocrome su uno sfondo di cielo stellato. Nel sottarco sono raffigurati i dodici Apostoli a mezzobusto.“
Questo pregevole esempio pittorico dell’arte lombarda viene attribuito da Maria Teresa Binaghi Olivari, che ne ha diretto i lavori di restauro nel 1974,
al Maestro della Pala Sforzesca assegnandolo agli anni 1496-98.
L’Ancona della Passione è un grande polittico in legno scolpito e dipinto realizzata intorno alla metà del XVI secolo da una bottega anversese e commissionata
dal nobile Giovan Angelo Annoni per la cappella di famiglia. In essa si alternano pitture e sculture narranti la drammatica vicenda della Passione.
La sua struttura è data da due elementi distinti e sovrapposti, la predella e l’ancona vera e propria. Sul primo sono dipinti gli episodi del Bacio di Giuda e
la Cattura di Gesù, l’Ultima Cena e Cristo nell’Orto del Getsemani separati da pilastri finemente intagliati e dorati.
Nel secondo troviamo, invece, un doppio ordine di scene scolpite con notevole rilievo e sorprendente ricchezza di dettagli.
Nel livello superiore, in posizione centrale e più alta, troviamo la Crocefissione inserita in una serliana e affiancata da una Caduta di Cristo e la Veronica,
a sinistra, e dalla Deposizione, a destra, mentre in quello inferiore sono indicate, sempre nello stesso ordine, l’Ecce Homo, la Flagellazione e l’Incoronazione di spine.
Tutte quante le scene sono circoscritte da cornici architettoniche molto elaborate.
In alto un’ampia cornice in legno con rilievi dorati e ricca di bordi ornamentali corona l’intero polittico.
Le due ante dell’ancona, all’occorrenza chiudibili ad armadio, raffigurano nella parte interna la Resurrezione di Cristo a sinistra e il Giudizio Universale
a destra e all’esterno rispettivamente S.Giorgio col drago e S.Andrea col committente.
Nel 2004 presso il Museo Diocesano di Milano l’opera è stata sottoposta a un delicato intervento di restauro che ha rinvenuto in più punti il marchio di Anversa,
raffiguranti due mani nere, attestandone la provenienza da una bottega di quella città. Lo stesso punzone era già stato rinvenuto in un polittico molto simile
al nostro tuttora conservato nel Duomo di Roskilde in Danimarca.
I complessi lavori di ristrutturazione della chiesa da poco conclusi hanno compreso un importante scavo archeologico con l’asportazione completa del pavimento
nelle cappelle S.Giovanni Battista e S.Rocco, nella sacrestia e nel presbiterio e parziale nella cappella S.Giorgio e nella navata.
Quest’indagine ha portato alla luce nuovi ed interessanti aspetti quali: tracce di una pavimentazione precedente, numerose sepolture e alcune strutture murarie
preesistenti. Sebbene si conoscesse da tempo la storica funzione cimiteriale assunta dall’edificio religioso cessata solo nel 1813 con la realizzazione del
camposanto a sud del paese in seguito alla promulgazione delle leggi napoleoniche il ritrovamento di numerosi reperti ossei all’esterno della chiesa così come
il rinvenimento delle strutture sepolcrali al suo interno ne danno la misura finora solo intuita.
Le tombe, alcune in nuda terra ed altre vere e proprie camere con pozzetto e lapidi a chiusura delle stesse, sono distribuite nelle cappelle e lungo i lati perimetrali
della navata; alcune destinate alla comunità altre invece “nobiliari” appartenenti alle famiglie di spicco quali gli Annoni, i Carpani/Carena, i Ferrari.
Diverse lastre tombali recanti iscrizioni incise sono ancora visibili a filo dell’attuale pavimento mentre quella in prossimità dell’altare risulta abbassata
e ora leggibile attraverso una lastra di vetro quale superficie calpestabile.
Molto interessante è la presenza di strutture murarie antiche rilevate presso l’entrata della chiesa e nella zona presbiteriale, le stesse viste e documentate
da S.Carlo Borromeo in occasione della visita pastorale avvenuta nel 1571. La prima indica una sorta di bussola d’accesso;
la seconda allude ad una struttura lignea quale elemento divisorio tra il presbiterio e l’area adiacente l’altare.
Queste tracce insieme ad altri componenti suggeriscono l’esistenza di una pavimentazione più bassa rispetto a quella odierna.
Purtroppo il rammarico è dato dalla mancata occasione di trovare elementi murari riferibili a una datazione precedente all’XI secolo (il bel campanile in stile romanico)
nonostante si sia individuato in un muro della cappella di S.Rocco il più antico dell’intero edificio.